#StorieDalGiro: quando la comunicazione digital pervade il media tradizionale

Negli ultimi anni ho avuto modo di raccontare e tracciare l’evoluzione della comunicazione digitale e social del mondo bancario all’interno di eventi e occasioni dedicate agli addetti ai lavori in ambito banking e finance.

Qualche settimana fa, nella cornice dell’evento #ILCLIENTE promosso da ABI, ho ripreso il discorso puntando su quella che – a mio avviso – è una delle sfide ancora aperte sul fronte della comunicazione digital per le banche (ma in realtà applicabile a qualsiasi industry).

Lo sforzo da compiere è quello di considerare il digital non più come un semplice spicchio della torta del media-mix bensì come un layer, uno strato, sopra gli altri media, che li pervada e che a sua volta possa portare nuovo valore e nuove declinazioni sui canali tradizionali in termini di contenuto, messaggio, divulgazione e replicabilità. In tutto ciò è certo che la qualità del contenuto resti il driver principale a condizione che sia al contempo utile e interessante nonché coerente con l’audience che voglio raggiungere e con gli obiettivi di brand in chiave valoriale.

Un esempio concreto di tutto ciò lo si ritrova nel progetto #StorieDalGiro: un’esperienza nata sui canali social di Banca Mediolanum con chiari obiettivi iniziali e che, nel corso degli anni, ha rivelato nuove opportunità che hanno consentito di evolvere il progetto fino a portarlo sul media tradizionale per eccellenza: la carta.

#StorieDalGiro nasce nel 2014 come risposta alla domanda “come racconto sui canali digital una sponsorizzazione importante come quella di Banca Mediolanum al Giro d’Italia?”.

La risposta facile poteva essere “raccontiamo cosa fa il brand sul territorio” ma non sarebbe stato sufficiente né compatibile con la sfida di cui abbiamo parlato.

La risposta più impegnativa – ma che oggi da molto valore in più a tutto il progetto e al brand stesso – è stata “usiamo il brand come abilitatore al racconto di storie di persone”: non i professionisti del ciclismo, per loro esistono già molti canali, testate e una copertura mediatica nella quale sarebbe stato improbabile inserirsi con sufficiente autorevolezza.

Raccontiamo invece le storie di coloro che popolano le strade del Giro d’Italia: tifosi, appassionati, persone e personaggi da tutto il mondo. Da qui nasce la forma digitale di questo racconto quasi antropologico, con un’enorme umanità al suo interno e con una qualità e rilevanza che non ci aspettavamo nella misura in cui si è manifestata nel tempo.

Oggi, dopo 4 anni di attività e oltre 350 storie e racconti, #StorieDalGiro si evolve verso una forma tradizionale di comunicazione: un libro fotografico che racconta le 101 storie più belle più emozionanti, con un fil rouge valoriale che abbina il brand al Giro d’Italia e a sua volta a tutti i racconti immortalati in questa opera.

Sforzandomi di non peccare di autocelebrazione, credo di poter affermare che il percorso raccontato fino a qui sia una case concreta di quanto affermavo all’inizio del post: un progetto digital con una strategia chiara e lungimirante che ha permesso di cogliere nuove opportunità e trasportare su altri media il contenuto. A sua volta, il media cartaceo genera nuova linfa di comunicazione grazie a un evento di lancio, uscite stampa, interviste in TV, conversazioni sui social, ecc.

La comunicazione digital non è necessariamente mordi e fuggi; i contenuti di qualità vivono nel tempo e, se costruiti con una logica chiara e all’interno di una strategia solida, possono essere ulteriormente capitalizzati.

Per chi è arrivato fino a qui, ecco alcuni link per toccare con mano #StorieDalGiro e leggere le centinaia di racconti del popolo del Giro d’Italia:

Il progetto #StorieDalGiro > storiedalgiro.it
Il libro > Amazon
#StorieDalGiro su Instagram


disclaimer: in questo blog non ho mai parlato di iniziative dell’azienda per cui lavoro; questa volta ho deciso di farlo perché ritengo questa case molto significativa per quella che è la mia visione della comunicazione sui canali digitali, coerentemente con quanto ho già raccontato in altri post. Essere oggettivi quando si è parte attiva di ciò che si racconta è sempre molto complesso; ci ho provato, ma se per qualsiasi motivo credi che la mia oggettività sia imperfetta ti prego di segnalarmelo qui; sarò felice di raccogliere le tue osservazioni.

Filippo Giotto, classe 1978, appassionato di digitale e nostalgico dell'analogico, nella mia Bio di Twitter mi descrivo così: Digital Thinker, Analogical Maker. Cresciuto a Ringo e Vic20, senza pallone né merendine. Sognatore e appassionato, amante di mare, vento, vela e bicilindrici a V.

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