Facciamolo Virale

Facciamolo virale! Sì, ma come?

Premesso che non esiste una ricetta pronta per creare il contenuto virale del secolo (e meno male, aggiungo) questa infografica contiene alcune indicazioni interessanti e che personalmente reputo buoni spunti di partenza, ma non per mettersi a creare bensì per provare a riflettere.

Quindi meglio concentrarsi sulle ragioni per cui le persone condividono un contenuto e tagliare il resto che rischia di trasformare il tutto in un sintetico manuale per farlo virale (sbagliando).

Allora perchè condividiamo?
Umorismo, sorpresa, emozioni, rilfessione, unicità e tenerezza sono buona parte di quei fattori che ci spingono a trasferire ad altri quel contenuto che ha generato in noi, fondamentalmente, una emozione.

Di fatto tutto il meccanismo della viralità si sviluppa intorno alle emozioni e agli stati d’animo che un contenuto (tipicamente visivo) genera nell’osservatore.


E’ quel qualcosa fuori dal comune che va a toccare le nostre emozioni e ci fa pensare, che ci riguarda in particolar modo, che stringe il cuore, che quando corrisponde esattamente a quella questione sociale che accomuna una massa esplode e come per incanto fa impazzire il contatore delle views oltre i sei zeri.

It’s all about deep emotions? Per me sì, tutto il resto rischia di essere contenuto usa e getta che non lascia traccia del brand; basti pensare al tormentone degli Sgami della Nonna, quanti si ricordano il marchio che sta dietro?

Le scuole di pensiero della viralità sono molte, personalmente trovo molto azzeccata quella incarnata tra le pagine di Create! Progettare idee contagiose (e rendere il mondo migliore)  , tentativo ampiamente azzeccato di dare contorno e anima all’inflazionato e spesso vaneggiante tema del farlo virale. Quindi non mi dilungo ulteriormente rimandando alla lettura del libro; a breve una recensione anche qui.

Concludendo, l’infografica fa riferimento alla pubblicità di Smartwater dove Jennifer Aniston tira in campo i luoghi comuni della viralità (e i protagonisti di alcuni successi virali) dai gattini ai bambini che ballano; il risultato sono 5 milioni di views nei primi 3 giorni. Ma attenzione, il merito non è dei fattori virali volutamente esasperati.

L’inforgafica originale è reperibile qui.

Filippo Giotto, classe 1978, appassionato di digitale e nostalgico dell'analogico, nella mia Bio di Twitter mi descrivo così: Digital Thinker, Analogical Maker. Cresciuto a Ringo e Vic20, senza pallone né merendine. Sognatore e appassionato, amante di mare, vento, vela e bicilindrici a V.

Commenta per primo!