Banche e Social Media: chi ci prova, chi ci riesce meglio

Banche e Social Media 2011

E’ di oggi il nuovo rapporto dell’Osservatorio Brands & Social Media (OssCom per DigitalPR), questa volta focalizzato su banche e assicurazioni nel mondo dei social media.

L’analisi prende in considerazione la presenza, frequenza di aggiornamento e interazione di banche e assicurazioni italiane sui principali social media: Facebook, YouTube, Twitter e Corporate Blog.

Ciò che salta all’occhio subito è l’ampio margine di miglioramento in termini di diffusione ed utilizzo dei social media da parte degli istituti di credito e assicurazioni: solo 15 su 28 istituti risultano presenti; neanche a dirlo, le realtà online o con forte propensione a questo canale sono le più attive sui social network.

L’analisi evidenzia una certa cautela di movimento di questo settore merceologico all’interno dei social, cautela che si traduce in scelte tematiche e di target ben precise da parte degli istituti più tradizionali.

Un occhio anche all’utilizzo dei social plugin per favorire la condivisione di pagine e contenuti, ampiamente diffusi sui siti delle banche online.

Sul fronte dei social più presidiati il podio spetta (ovviamente) a facebook, mentre lascia riflettere l’utilizzo di Twitter da parte di istituti che invece non hanno ancora una presenza sul canale di Zuckerberg.
Di fatto Twitter sembra rappresentare l’opportunità di avvicinarsi al mondo dei social media in un modo cauto e istituzionale, coniugando così le esigenze di istituzionalità ed esplorazione dei nuovi media.
Stesso discorso vale per YouTube.

Il tutto è infine ben sintetizzato in due classifiche, una per banche e una per assicurazioni.

Manca un gruppo ben nutrito di istituti che non hanno ancora deciso o si stanno predisponendo a sbarcare sui social media; certo è che la scelta non è banale e richiede un’ampia preparazione e consapevolezza di cosa significa (soprattutto in un momento come questo) aprirsi al mondo social, con regole del gioco spesso ben distanti da quelle che fino ad oggi gli istituti hanno stabilito e che in questo contesto perdono valore.

E sono proprio i valori che sempre di più andranno a determinare le scelte delle persone nei confronti dei marchi; l’aspettativa del cliente si sta spostando dall’efficienza del prodotto/servizio (ormai diamo per scontata la presenza di tutta una serie di servizi e caratteristiche di base, che ci aspettiamo quindi di trovare) verso la ricerca di un incontro valoriale.
Se il cliente non si sente parte di una community, non si riconosce nel marchio e quindi non trova un senso di appartenenza, il marchio sarà abbandonato.

Per approfondimenti rimando alle fonti: Digital PR e il blog di Vincenzo Cosenza.

Filippo Giotto, classe 1978, appassionato di digitale e nostalgico dell'analogico, nella mia Bio di Twitter mi descrivo così: Digital Thinker, Analogical Maker. Cresciuto a Ringo e Vic20, senza pallone né merendine. Sognatore e appassionato, amante di mare, vento, vela e bicilindrici a V.

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