La dipendenza da GroupOn come cambio di imperativo sociale

Psicologia del Social Commerce

Approfitto di un’infografica che mi è ricapitata sottomano qualche giorno fa e che suggerisce alcune risposte alla domanda che ultimamente mi sto ponendo: perchè ci sono (e le vedo) persone che comprano su GroupOn servizi ed esperienze a cui non avevano mai pensato prima e che improvvisamente diventano bisogni da soddisfare con urgenza?
Più che risposte, poi, l’infografica stuzzica alcuni “perchè” psicologici sottostanti i nostri comportamenti di consumatori a tutto tondo, non solo social.

E diciamo che potrebbe pure bastare così, ma la faccenda diventa più interessante nel momento in cui leggo che negli USA si stima già qualche milionata di Daily Deals Addicted: persone che hanno sviluppato una forma di dipendenza non nei confronti di un oggetto del consumo bensì verso quelle offerte che ogni giorno popolano i vari GroupOn, Groupalia e compagnia bella.

E tutto questo GroupOn lo sa, tant’è che gironzolando sul sito localizzato per il Canada si scopre che hanno pure una “Groupon Addiction Hotline” dedicata a chi pensa di essere finito nel circolo vizioso dei Daily Deals.
Non solo, esistono pure luoghi virtuali in cui mettere in vendita i coupon di cui non possiamo usufruire (uno su tutti lifesta.com, con una foto che parla da sé edit: Lifesta è stato chiuso il 4 marzo 2012 ). Anche perchè sbarazzarsi in fretta dei coupon inutilizzabili (quindi inutili) aiuta non poco a ripulirsi dal “rimorso da GroupOn“, termine coniato da Katherine Woo, co-founder di CoupRecoup.com.

Ma allora, cosa si cela dietro a questi nuovi fenomeni?

La risposta va ricercata un po’ indietro nel tempo, prendendo la fine degli anni ‘60 come spartiacque di un cambio di imperativo sociale: si è passati da un’epoca in cui la società si strutturava sulla “morale del dovere1” (rinuncia del soddisfacimento immediato in virtù della realizzazione di un desiderio nel futuro) a una nuova epoca che si fonda invece sul cosiddetto “dovere del godimento“: mentre in passato il dovere era in opposizione al godimento, oggi il godimento è divenuto una nuova forma inaudita e paradossale del dovere.

Il cambiamento di segno dell’imperativo (devi rinunciare! diviene devi godere!), che la mia generazione non ha vissuto ma che conosce non fosse altro per le morali dei nonni e dei genitori, è il risultato di quel diktat sociale per il quale non viene più chiesto di rinunciare a qualcosa per poter aspirare, un domani, ad una migliore condizione del proprio essere, ma che anzi ha prodotto una nuova credenza collettiva di poter accedere (acquistare) a qualsiasi cosa.

Insomma, se prima l’individuo era un soggetto che rinunciava per poter realizzare i suoi desideri, oggi si è trasformato in un consumatore che ha barattato i propri desideri con gli oggetti, ammazzando il desiderio stesso.

E di questo ci si ammala, e non lo dico io bensì chi si occupa di aiutare le persone che soffrono delle cosiddette nuove dipendenze, prodotto dalla società contemporanea (gioco, scommesse, shopping, internet, videogame, …).

In tutto questo, GroupOn non è niente altro che una delle (tante) nuove pratiche di godimento, che svela la persona nel suo quotidiano esercizio di tossicodipendente e “consumatore consumato dal consumo2“.

 

1 S.Freud, Il disagio della civiltà.
2 F.Giglio, Divertiti! Imperativo presente.

Filippo Giotto, classe 1978, appassionato di digitale e nostalgico dell'analogico, nella mia Bio di Twitter mi descrivo così: Digital Thinker, Analogical Maker. Cresciuto a Ringo e Vic20, senza pallone né merendine. Sognatore e appassionato, amante di mare, vento, vela e bicilindrici a V.

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