Ama il tuo hater perché potrebbe avere ragione

Haters Just Need Hug

Chi gestisce la fanpage di un brand lo sa: prima o poi l’hater arriva.

Implacabile, inflessibile, incorruttibile, come una goccia d’acqua ti punzecchia insistente, ti tiene d’occhio, non te ne fa passare mezza, conosce a menadito le tue policy e la tua netiquette, la aggira ed è diventato il tuo peggiore fan: un vero, grande, epico rompi co**ioni.

Ma tu sei un #SMM, tu sei zen, respiri a fondo e provi pure a costruire una relazione con il tuo hater. E lui risponde, non aspetta altro, e ti attacca di nuovo. Perché haters gonna hate, non c’è nulla da fare.

E sarebbe così facile risolvere il problema alla radice e farlo fuori, due click di numero e via, bannato dalla fanpage… ma non lo fai. Perché?

Perché senza stare troppo a filosofeggiare sulla tanto aspirata conversazione e costruzione di relazioni tra brand e persone, non è che gli attacchi del nostro hater forse, chissà, si basano su un filino di verità? Abbiamo (noi – il brand) la coscienza pulita o c’è del marcio in giro?

Allora domandiamoci se prima di lanciare il brand nella magica avventura dei social media abbiamo fatto tutte le cose per bene; chi di dovere è stato messo al corrente di tutto? Abbiamo chiarito che le magagne vanno sistemate e non messe sotto al tappeto, che gli scheletri vanno tirati fuori dall’armadio?

Teniamoci stretto il nostro hater, non cacciamolo anzi abbracciamolo; anche lui è una persona che ha scelto di investire del tempo per dedicarci attenzione: forse ha maledettamente ragione oppure ha semplicemente bisogno di un po’ di affetto.

Filippo Giotto, classe 1978, appassionato di digitale e nostalgico dell'analogico, nella mia Bio di Twitter mi descrivo così: Digital Thinker, Analogical Maker. Cresciuto a Ringo e Vic20, senza pallone né merendine. Sognatore e appassionato, amante di mare, vento, vela e bicilindrici a V.

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